Da: Sergio Apollonio

lunedì 20 ottobre 2008


A: 'O REGAN Fergal Anthony'


Oggetto: DENUNCIA 0791/2005/(IP)FOR - DISCARICA DI MALAGROTTA

Gentile dottor O'Regan,

La ringrazio anche per la Sua domanda in merito ad altre informazioni da noi eventualmente trasmesse alla Commissione durante gli anni 2006 e 2007. A questo proposito, pur tenendo conto dell'esigenza di non appesantire la documentazione, mi sembra utile e, direi, necessario sottoporre a Lei ed ai servizi del Mediatore europeo alcuni punti dello studio tratto dal "Rapporto Italia 2008" di un ben noto istituto romano di ricerca economica, l'EURISPES, che sotto il titolo "EMERGENZA RIFIUTI IN ITALIA: IL CASO MALAGROTTA", ha fatto un' indagine senza condizionamenti e senza veli della situazione di quest'area disgraziata, indagine che è necessario conoscere per poter valutare adeguatamente l'operato della Commissione Europea su questo caso.

Mi permetto di attirare la Sua attenzione in particolare sui seguenti punti:

Lo studio dell’EURISPES rileva fra l’altro quanto segue: "L'Unione Europea ha stabilito nel 1999 che gli impianti che interrano i rifiuti senza trattarli vanno chiusi. Attualmente invece lo smaltimento dei rifiuti urbani da parte dei 119 Comuni della provincia avviene solamente mediante discariche: nel territorio ve ne sono quattro (Malagrotta, Albano, Bracciano e Guidonia), e se non si pianificherà il futuro della gestione dei rifiuti nella città di Roma il rischio è che si vada verso un ulteriore ampliamento della discarica, anziché verso una sua chiusura. A tal proposito, lo Stato italiano è già stato oggetto di parere motivato da parte della Commissione europea, per non avere comunicato nei tempi stabiliti, un piano di gestione dei rifiuti comprendente i luoghi o impianti adatti per lo smaltimento dei rifiuti".

La direttiva 1999/31/CE, cioè la direttiva-quadro europea sulle discariche, non è stata attuata correttamente nella normativa italiana e di conseguenza, oltre alla denuncia specifica per Malagrotta (la n. 2002/5192), abbiamo presentato anche un'altra denuncia (la n.2003/4506) in relazione alla legge italiana sulle discariche (Dlgs. 36/03) ed alla sua non-conformità con la direttiva comunitaria.

Entrambe le denuncie da noi presentate hanno superato i diversi gradi della procedura di infrazione e sono state presentate dalla Commissione alla Corte di Giustizia Europea, rispettivamente in data 7 luglio 2004 (per Malagrotta) e 28 giugno 2006 (per la legge n. 36/03). Ma mentre nel primo caso la procedura è stata prima inopinatamente e pretestuosamente sospesa, poi archiviata - per il sopraggiunto invio "in articulo mortis" del piano di adeguamento della discarica di Malagrotta - nel secondo caso l’Italia è stata condannata dalla Corte.

In considerazione di questi dati di fatto, appare del tutto incomprensibile, contradditorio e irrazionale che il piano di adeguamento della discarica di Malagrotta, pur trovandosi in un contesto generalizzato di infrazioni alla normativa europea, sia stato invece singolarmente ed eccezionalmente considerato dalla Commissione come in linea con la normativa stessa e in particolare con la direttiva 1999/31/CE. Questa totale anomalia è la motivazione profonda della nostra denuncia.

Il piano di adeguamento non è stato mai realizzato e la discarica di Malagrotta continua ad essere quello che è sempre stata per decenni, cioè una gigantesca discarica di rifiuti tal quali e completamente indifferenziati, in violazione totale della direttiva comunitaria. D'altra parte, l'ingente garanzia finanziaria che il proprietario privato avrebbe dovuto accantonare in vista della gestione post-operativa trentennale non è stata accantonata, e le spese per il ripristino ambientale e la gestione post-operativa saranno a carico della collettività.

E' importante ricordare che fin dal 1997 il Comune di Roma, riconoscendo la situazione ambientale critica dell’area, aveva richiesto al Ministero dell’Ambiente di avviare le procedure per la Dichiarazione di Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale per Malagrotta e la Valle Galeria (v. allegato, "Relazione sullo stato dell’ambiente a Roma", 1997), ma la richiesta non ebbe alcin seguito e l’area ha continuato ad essere abbandonata a se stessa e alle molteplici fonti di inquinamento.

Altrettanto priva di seguito è stata la proposta del Comune di Roma (X°Dipartimento) di effettuare uno STUDIO DI SICUREZZA INTEGRATO DELL’AREA VASTA, proposta avanzata fin dal 2003 dal Servizio Valutazione Impatto Ambientale in relazione al progetto del gassificatore dei rifiuti, che è stato costruito all’interno della discarica (cosa probabilmente unica in Europa…) e a brevissima distanza dalla Raffineria di Roma e da altri depositi di gas e di carburante.

L' area è classificata A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE E SOGGETTA AI VINCOLI DEL DDL334/99 (SEVESO II) ma la normativa Seveso è rimasta totalmente disattesa sia per quanto riguarda lo studio d'impatto ambientale complessivo dei vari impianti concentrati nell’area, sia per quanto riguarda la consultazione della popolazione, che non è stata mai effettuata.

Non esistono studi adeguati né monitoraggi sistematici dell’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo. D'altra parte, la massa dei rifiuti della capitale smaltiti in quest'area dagli anni '60 (anche con un inceneritore, per un ventennio, dagli anni '60 agli anni '80) è stata enorme. Infatti, secondo quanto dichiarato nel 2003 dallo stesso proprietario privato della discarica - e costruttore del gassificatore - 50 MILIONI DI TONNELLATE DI RIFIUTI ROMANI SONO STATI SMALTITI IN QUEST’AREA. Dal 2003 ad oggi, poi, un'altra decina di milioni di tonnellate sono stati ulteriormente smaltiti. Il percolato rappresenta un problema ambientale ineludibile (v. allegato: analisi chimiche effettuate fin dal 2002). Anche attualmente al Tribunale di Roma è in corso un processo penale per "smaltimento non autorizzato di percolato" a carico dell’amministratore della discarica.

Non esistono studi epidemiologici approfonditi e aggiornati sulla situazione sanitaria dell’area di Malagrotta. Si allega un interessante lavoro pubblicato dalla rivista medica inglese OEM (Occupational and Environmental Medicine) pubblicato nel 1998 sotto il titolo "SMALL AREA STUDY OF MORTALITY AMONG PEOPLE LIVING NEAR MULTIPLE SOURCES OF AIR POLLUTION".