Martedi 18 dicembre dalle 16.00 alle 20.00. presso lo studio dell'Avvocato Francesca Fragale (tel.06 39736272), è possibile firmare la causa collettiva contro il Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo

L’esposto-denuncia è già stato inviato con alcune firme iniziali ma ora è essenziale integrare queste firme quanto più massicciamente possibile. Non costa nulla.

L' avvocato Francesca Romana Fragale, che già ci ha vittoriosamente difeso in due processi contro l' amministratore della discarica Ing. Francesco Rando - che ha già subito due condanne definitive passate in giudicato - e ora è il nostro avvocato in un terzo processo contro di lui, che riprenderà a febbraio, nel quale ci siamo costituiti parte civile in cinquanta di noi, ha ritenuto di dover colpire più in alto con la nuova denuncia presentata in Procura. Lei ritiene che le dichiarazioni pubbliche di un pubblico ufficiale come Marrazzo non possano assolutamente essere considerate alla stregua di "verba volant"…. Non sono state dichiarazioni fatte in campagna elettorale. Le ha fatte nell' esercizio delle sue funzioni. Se poi non sono state seguite dai necessari atti amministrativi, questo è affar suo, di Marrazzo. . E' omissione di atti d' ufficio. L' avvocatessa ve lo potrà spiegare molto meglio di me. Il danno è stato enorme, comunque, questo è sicuro. Quei pochi mesi di sospensione dichiarata da Marrazzo hanno poi reso impossibile il ricorso al TAR (scadenza dei termini 60 giorni), che avrebbe bloccato i lavori, e anche il ricorso al Presidente della Repubblica (scadenza dei termini 120 giorni).

E' stato un inganno nell' inganno, insomma. Dopo la firma "in nero" delle due ordinanze il 25 marzo 2005 da parte di Marco Verzaschi (ora arrestato per corruzione su un altro fronte, firma tanto “in nero” che lo stesso Storace ha addirittura detto successivamente che lui non ne seppe nulla !!!.???..), Marrazzo ha continuato con lo stesso "stile" di trasparenza zero..

Bonelli fece addirittura fare un' ispezione nel gennaio 2006 per appurare cosa stava succedendo con i lavori per il gassificatore. . Ci sono diverse altre dichiarazioni in quel mese, allarmate o (come nel caso di Robilotta) liete per la ripresa dei lavori.

 Un' interruzione in realtà ci fu. E il segnale della ripresa dei lavori alla grande venne dato senza alcun dubbio dalle due (“eloquenti!..!.) lettere di Cerroni ( anche se - noto per inciso - nella seconda fa un ‘ impressione grottesca la sua affermazione comico – stentorea che “all’ alba del 2007 Malagrotta dovrà cessare di ricevere e trattare i rifiuti tal quali”.

Quando fummo ricevuti da Veltroni in Campidoglio il 20 luglio chiesi a Marrazzo che cosa aveva da dire a proposito della sua disastrosa "sospensione". Lui rispose che in realtà aveva tentato ...un' azione di "moral suasion" (testuale) con Cerroni:..!!! Perfino Veltroni sorrise quando risposi che la moral suasion con Cerroni mi pareva, insomma, .una cosa un po’ da ridere….. 

Ma ci sono altre cose - pesantissime - da imputare a Marrazzo : l' aver ignorato completamente la nostra richiesta, che era poi la richiesta del dicembre 2003 dello stesso Comune di Roma - X° Dipartimento, Servizio VIA-VAS - di fare preliminarmente una valutazione d' impatto ambientale complessivo di tutta l' area (o "studio di sicurezza integrato dell' area vasta", come lo aveva definito il X° Dipartimento, il che in termini di normativa europea si chiama oggi"Valutazione Ambientale Strategica"). 

E inoltre, l' aver ignorato completamente anche l' altra direttiva europea, la "Seveso II" (ci sono addirittura i cartelli in Via di Malagrotta !!!), dato che il sito è classificato a rischio di "incidente rilevante" e come tale è soggetto ai vincoli del Dlgs. 334/99 (che traduce la direttiva Seveso II, appunto), il primo dei quali è la "Consultazione della popolazione" (Art 23) sia in forma di conferenza di servizi che in altre forme - tutte comunque totalmente disattese. come se l' Europa fosse...un altro pianeta.

Sergio Apollonio

 

 

 

 

Corriere della Sera Sabato 1 Dicembre 2007

Cronaca

AMBIENTE ,    I COMITATI DEI RESIDENTI AI MAGISTRATI :  VERIFICA  DELLE  PROCEDURE  PER  IL  NUOVO  IMPIANTO

Malagrotta, la carica dei 500

Denuncia alla Procura contro la realizzazione del  gassificatore

 Chiesto il sequestro del cantiere. Chi vive nei pressi della discarica non può più bere l'acqua corrente e farsi la doccia

Malagrotta insorge contro là costruzione del gassificatore nella discarica.  Oltre 500 resi­denti del quartiere hanno fir­mato una denuncia presentata in procura con la quale chiedo­no ai magistrati di indagare sul rispetto delle procedure di valu-tazione di impatto ambientale e strategico per là realizzazione dell'impianto. Gli abitanti, rap­presentati dall'avvocato France-sca Romana Fragale, pretendo­no anche il sequestro del can­tiere, per ottenere la sospensio­ne dei lavori in via degli Oleo­dotti.

«Invece di prendere in consi­derazione ipotesi alternative per lo smaltimento dei rifiuti -accusa l'avvocato Fragale - la Regione ha deciso di andare avanti con il gassificatore. Ma ormai chi vive vicino alla disca­rica non può più bere l'acqua corrente e nemmeno farsi una doccia. Gli abitanti sono co­stretti a usare l'acqua minera­le».

Nell'esposto in procura i resi­denti contestano la scelta del luogo dove si sta costruendo il gassificatore (è in una zona in cui già si trovano la raffineria e l'inceneritore di rifiuti ospeda­lieri, senza contare il viavai di mezzi pesanti utilizzati tutti i giorni per il trasporto di ogni categoria di rifiuti urbani, spe­ciali e pericolosi)   e il tipo di im­pianto,  un «gemello» di quello in funzione fino al novembre 2004 a Karlsruhe, in Germania, si legge nell'esposto, « è  stato chiu­so per fallimento fattuale ed economico con un passivo di 500 milioni di dollari”

Il  gassi­ficatore di Karlsruhe, inoltre,  sarebbe «portatore di gravi de­ficienze tecniche, come perdita di gas tossico, pericolo di esplo-sione, perdita di acque conta­minate, emissione di diossine e furani». «E come se non ba­stasse - aggiunge l'avvocato Fragale - con quell'impianto Malagrotta smaltirebbe appena 500 tonnellate al giorno di pla­stica e carta, contro le 4.500 tonnellate di rifiuti prodotte ogni 24 ore solo a Roma».

La guerra fra cittadini e di­scarica dura ormai da dieci an­ni.  Abitanti e ambientalisti han­no già ottenuto tre sentenze a favore contro i gestori di Mala­grotta.  Ma ora è in corso l'ulti­ma battaglia: il progetto per il gassificatore, con allargamento della discarica, venne approva­to da Marco Verzaschi, commis­sario per l'emergenza ambien­tale della giunta Storace, con un'ordinanza del 25 marzo 2005, poi sospesa  dall'at­tuale commissario straordina­rio all'emergenza rifiuti del La­zio, Piero Marrazzo.

«Ma i lavori sono ripresi me­si dopo, a ritmo serrato e nel completo silenzio ufficiale del­le amministrazioni», si legge ancora nell'esposto dei cittadi­ni. Che citano anche «le riserve e le forti perplessità» del deci­mo dipartimento del Comune sul  progetto in un'area «classifi­cata come sito a rischio di inci­dente rilevante». E nella delibe­ra di approvazione della Pisana il servizio geologico regionale, pur esprimendo parere favore­vole, fissa nove condizioni ioni di dollari», n gassi­ficatore di Karlsruhe, inoltre, sarebbe «portatore di gravi de­ficienze tecniche, come perdita di gas tossico, pericolo di esplo-sione, perdita di acque conta­minate, emissione di diossine e furani». «E come se non ba­stasse - aggiunge l'avvocato Fragale - con quell'impianto Malagrotta smaltirebbe appena 500 tonnellate al giorno di pla­stica e carta, contro le 4.500 tonnellate di rifiuti prodotte ogni 24 ore solo a Roma».

La guerra fra cittadini e di­scarica dura ormai da dieci an­ni. Abitanti e ambientalisti han­no già ottenuto tre sentenze a favore contro i gestori di Mala­grotta Ma ora è in corso l'ulti­ma battaglia: il progetto per il gassificatore, con allargamento della discarica, venne approva­to da Marco Verzaschi, commis­sario per l'emergenza ambien­tale della giunta Storace, con un'ordinanza del 25 marzo 2005, poi sospesa dopo dall'at­tuale commissario straordina­rio all'emergenza rifiuti del La­zio, Piero Marrazzo.

«Ma i lavori sono ripresi me­si dopo, a ritmo serrato e nel completo silenzio ufficiale del­le amministrazioni», si legge ancora nell'esposto dei cittadi­ni. Che citano anche «le riserve e le forti perplessità» del deci­mo dipartimento del Comune sul progetto in un'area «classifi­cata come sito a rischio di inci­dente rilevante». E nella delibe­ra di approvazione della Pisana il servizio geologico regionale, pur esprimendo parere favore­vole, fissa nove condizioni da rispettare per la realizzazione dell'impianto: fra queste, la conformità alla normativa vi­gente sulle costruzioni in zona sismica

Lavinia Di Gianvito

Rinaldo Frignani