Oggetto:Nota relativa  alla riunione del 13 Gennaio 2010 della  Commissione Ambientale del Comune di Roma per la costituzione di un “Osservatorio Ambientale” per l’area di Malagrotta.

Premessa:

Nell’anno 2003 l’Apat decise di produrre, con scadenza annuale, un rapporto ufficiale sullo “Stato dell’ambiente nelle principali città italiane”, ancora oggi pubblicato.

La gestione dei rifiuti rappresenta un capitolo di questo rapporto che si aggiunge al “Rapporto Rifiuti” che sempre l’Apat pubblicava e pubblica ancora oggi, annualmente.

Il motivo di questa integrazione al Rapporto Rifiuti era il monitoraggio della Legge 36 del 2003 sulla gestione delle discariche e l’analisi dei bilanci delle così dette municipalizzate.

Dall’analisi nazionale risultò subito evidente che mancavano del tutto i riferimenti ambientali dell’area di Malagrotta dove insistono diverse attività industriali, tutte di rilevanza per l’impatto ambientale.

Si chiese ufficialmente alla Regione Lazio e all’Arpa Lazio la documentazione esistente in riferimento ai dati relativi alla qualità dell’aria, allo stato delle acque superficiali e sotterranee e alla caratterizzazione del suolo.

Pur sollecitando più volte per iscritto, la richiesta rimase inevasa dall’ottobre 2004 ad oggi.

Nel 2008 i comitati di Malagrotta e quello di Pisana 64 prepararono una memoria, in previsione dell’incontro programmato con il prefetto di Roma, avente come oggetto lo “Stato dell’ambiente” nell’area di Malagrotta.

Un rapporto venne preparato e sottoposto all’attenzione del prefetto di Roma Dr. Mosca all’inizio dell’Agosto 2008.

In successivi incontri in prefettura fu assicurato che le richieste contenute nel rapporto erano state inviate alle istituzioni interessate ma che non era stata ricevuta nessuna risposta. Finora la Prefettura non ha comunicato ai Comitati alcuna risposta.

Nessuna autorità presente ha commentato le affermazioni suddette. L’avvocato Carrubba (commissario straordinario dell’Arpa Lazio) ha chiesto la data in cui le richieste dell’Apat erano state formulate e quando ha realizzato che erano del 2004/5 ha detto: io non c’ero, scordando che proprio in quegli anni la Regione ed il Colari iniziavano le pratiche per la concessione della Via e dell’Aia per l’inceneritore e veniva approvato il piano di adeguamento della discarica. Nei fatti si conferma che l’Arpa per Malagrotta mai aveva pensato di realizzare uno studio sulla stato dell’ambiente e non possedeva dati di riferimento e non ne ha ravvisato la necessità di averne.

Nel corso di questi anni nell’area di Malagrotta:

·         è stato autorizzato l’esercizio di impianti di rilevante impatto ambientale (raffineria, inceneritore di rifiuti ospedalieri, discarica di rifiuti urbani, gassificatore di rifiuti urbani selezionati, ecc.);

·         nel 2005 è stato approvato il piano di adeguamento della discarica con previsione di chiusura della stessa a fine 2006; proroghe la mantengono ancora in esercizio e probabilmente ancora per numerosi anni;

·         nel 2009 è stata concessa, con prescrizioni, l’Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA) all’esercizio del gassificatore dei rifiuti, installato all’interno della discarica in esercizio.

Le principali perplessità sulle concessioni della Via e dell’AIA riguardano la carenza di dati storici istituzionali relativi alle principali matrici ambientali (aria, acqua e suolo) necessari per una valutazione dello stato dell’ambiente ex-ante e dell’impatto ex-post delle opere in oggetto.

Tale mancanza di dati è stata confermata dal direttore del Colari che ci ha informato che per presentare la richiesta della Via e dell’Aia dovette ricorrere ad un’analisi delle matrici ambientali commissionata a privati. Non risulta che la Regione abbia mai considerato di far validare questi dati ad una Istituzione nonostante le perplessità sia del Dip X del Comune di Roma, sia le richieste dell’Apat, sia le molte rimostranze del Comitato Malagrotta.

In particolare si evidenziano i seguenti punti:

bullet In relazione ai dati della qualità dell’aria si riscontra la loro scarsa rappresentatività in quanto non effettuati puntualmente e direttamente sui punti di emissione ma derivati da temporanee centraline di misurazione generiche che, a causa delle particolari condizioni di diffusività dell’area di Malagrotta, difficilmente potrebbero misurare tempestivamente variazioni significative dei maggiori inquinanti. La dimostrazione di quanto affermato è nella documentazione che Colari ha inviato il 5 Novembre u.s. da cui risulta che tutti i valori dei parametri misurati a Malagrotta erano nettamente inferiori a quelli di Villa Ada. (I parametri che vengono misurati per la qualità dell’aria non sono quelli che interessano le discariche; le emissioni da una discarica sono specifiche e andrebbero misurate specificatamente; in particolare la componente più fastidiosa, gli odori, non viene tenuta in considerazione. Non stupisce quindi che Colari possa comunicare di avere parametri più bassi di Villa Ada)

L’intervento della dottoressa Mammarella dell’Enea con una dotta rappresentazione ha evidenziato la poca rappresentatività dei dati presentati dal Colari che oltretutto non sono sati validati da nessuna istituzione.

Si è anche fatto notare che per un’area come quella di Malagrotta misurare valori della qualità dell’aria relativi a quelli del traffico urbano (pm10, CO, NO2, Benzene) non rappresenta in nessun modo un controllo delle emissioni causate dalle attività industriali dell’area; in più senza la revisione del “piano di risanamento della qualità dell’aria”(di responsabilità regionale) non è possibile inserire ufficialmente sul territorio laziale nuove centraline di misura della qualità dell’aria.

bullet In relazione ai dati delle acque (sotterranee e superficiali) e del suolo si riscontra una carenza strutturale. Sarebbe quindi necessaria la creazione di una rete di centraline finalizzata al monitoraggio della qualità delle acque, nonché ad una puntuale caratterizzazione del suolo. Così facendo si otterrebbero con tempestività le informazioni necessarie per la misura dei maggiori inquinanti prodotti dagli impianti che insistono sull’area. (Il piano di monitoraggio della discarica è obbligatorio ai sensi del D.lgs.36/03; sarebbe opportuno conoscerlo ed eventualmente commentarlo; sarebbe opportuno sapere se il piano è stato eseguito, e quali risultati ha dato).

·         Un’indagine campione sulle acque del Fosso di Malagrotta ha posto in evidenza il pessimo stato della qualità di tale matrice ambientale, confermando la necessità di una valutazione istituzionale seria e continuativa dello stato ambientale dell’area di Malagrotta. (Il monitoraggio delle acque superficiali non è normalmente significativo, per una discarica, perchè di solito le acque contaminate sono quelle sotterranee; a maggior ragione, se si riscontrano gravi alterazioni, bisogna approfondire i controlli per valutare le fonti dell’inquinamento.

L’intervento del rappresentante del CNR,  prof. Giuseppe Minimmi,  ha confermato la necessità di progettare, con riferimento alla particolare situazione dell’area,  un sistema integrato di analisi della qualità delle acque con particolare riferimento a quegli indicatori di possibile inquinamento causato dalla discarica.         

·         Ulteriore elemento di attenzione è che, fin dall’inizio delle attività di Malagrotta, le istituzioni hanno demandato il controllo delle matrici ambientali ai singoli gestori degli impianti in questione. In questo modo i soggetti, che sarebbero dovuti essere componente passiva nell’effettuazione dei controlli, sono divenuti parte attiva. Un così conclamato conflitto di interessi non poteva non portare allo stato attuale. Anche in questo caso occorre conoscere il piano di monitoraggio che si ribadisce essere obbligatorio. In ogni caso, anche se fosse stato approvato con autocontrollo, analisi comparative dovrebbero essere comunque effettuate dagli organi di controllo, che nel caso specifico dovrebbero essere la Provincia e la Regione.

A questo riguardo si è osservato che le “autoanalisi” sono previste dalla normativa esistente.

Il direttore del Colari ha confermato che il consorzio effettua regolarmente le analisi richieste e che le invia alle autorità competenti, ma non si è capito quali siano le autorità competenti che le verifichino  e le validino sia controllando la taratura degli analizzatori ed i materiali di riferimento usati, sia se i  protocolli previsti per tali controlli siano correttamente seguiti, sia con verifiche separate. Si confermano le perplessità dei punti precedenti anche perché in tutte le altre regioni italiane dove gli inceneritori per rifiuti urbani sono in esercizio le varie agenzie regionali sono presenti sugli impianti.

In conclusione,   gli elementi cagione della profonda sfiducia degli abitanti della zona e di tutto il quaderante Ovest di Roma  sono confermati dalle note precedenti e rafforzati dai seguenti punti:

bullet Le mancate risposte delle Istituzioni alle richieste dell’APAT (oggi ISPRA);
bullet L’assenza di dati storici di analisi da cui si possa confrontare la situazione ex-post con quella ex-ante;
bullet L’attuale disinteresse dell’ISPRA (la stessa ex-APAT che pur negli anni precedenti aveva insistentemente e invano richiesto i dati storici sulle matrici ambientali dell’ area) e del Ministero dell’Ambiente, malgrado le continue sollecitazioni degli abitanti dell’ area;
bullet I controlli effettuati dalla Regione Lazio sono stati ad oggi solo “controlli spot” e non controlli in continuo, come meriterebbe un’area di tale complessità ambientale;
bullet La mancata validazione da parte delle istituzioni preposte di tutte le autocertificazioni fin qui redatte dai produttori stessi dell’inquinamento. Esempio lampante è il documento elaborato da Colari e intitolato “Malagrotta un’isola nella valle Galeria” (preparato dallo stesso progettista del Polder?prof Barruchello)  che rende tale documentazione auto celebrativa e non scientificamene valida. Anche in questo caso questa documentazione andrebbe validata dalle istituzioni ,  o  addirittura restituita al mittente  in seguito all’asserzione,  a dir poco  umoristica,  del COLARI, che il polder, più che per proteggere il territorio circostante e la falda acquifera, serve in realtà a…...proteggere la discarica stessa dall’inquinamento proveniente da  altre  fonti !!!(sic).
bullet Con riferimento al controllo dei suoli,  nulla si è detto.  Il dott. Apollonio ha poi consegnato al Comune alcuni disegni prodotti dal Dip X in cui si evidenzia l’installazione dell’inceneritore-gassificatore  proprio al centro di un ‘area  giudicata di “inizio letalità” in base alla normativa Seveso II  (D.Lgsa 334/99 e successive norme attuative) sulle  aree a risc hio  di  incidente  rilevante e di crisi ambientale.