Una casta piccina piccina. 



Il 22 settembre era la giornata nazionale contro i sussidi all'incenerimento. Un momento importante della lotta contro questa aberrazione tutta italiana, di favorire l'incenerimento dei rifiuti; che senza questi contributi pagati da tutti i cittadini nella bolletta elettrica sarebbero, in perdita economica.

Un'occasione importante per Massimina e dintorni per evidenziare con una manifestazione pubblica di spettacolo e dibattito, l'incompatibilità anche economica, oltre che ambientale e sanitaria, del mostro in costruzione a Malagrotta.

Nel dibattito con la sen. Loredana De Petris e l'On Fabio Rampelli, ha brillato l'assenza totale, salvo per l'Ass. Alberta Maranzano che ha anche collaborato per le autorizzazioni dell'evento, dei Presidenti e Assessori dei Municipi XV e XVI che, pur essendo espressamente, ufficialmente e reiteratamente invitati, non si sono degnati di dare un cenno e una risposta, fosse anche negativa alla partecipazione.

Non è la prima volta che gli amministratori dei due Municipi sfuggono al confronto ed al dibattito con le associazioni e i cittadini che si oppongono alla costruzione del gassificatore e all'allargamento della discarica.

Sempre presenti quando altri chiamano a promuovere gli obiettivi del patron della discarica, trovano invece molte difficoltà a confrontarsi con le argomentate e ragionate obiezioni fatte dai comitati territoriali e dalle associazioni ambientaliste.

Questo atteggiamento arrogante verso i cittadini che in gran parte li hanno votati, mi richiama alla mente un articolo di Gianpaolo Pansa sul libro di due eccellenti giornalisti, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, "La Casta".

Pansa si riferisce all'affaire delle case comprate a prezzi di favore dai politici, e dice della Casta "È un gruppo sociale chiuso che si considera, per nascita o per condizione, separato dagli altri gruppi e che si attribuisce speciali diritti e privilegi....di solito se ne sta zitta, obbedendo a un vecchio detto mafioso: chinati giunco finché la piena non passa. La Casta si muove così per due ragioni. La prima è che pensa di essere ancora forte, fortissima. Per questo se ne sta rintanata nei propri manieri. E sbarra le porte, alza i ponti levatoi, schiera sugli spalti i suoi armigeri. Siamo in presenza dell'unico, vero potere bipartisan. Dove s'incontrano tutte le famiglie della Casta: destra, centro, sinistra. Nei loro fortini, le famiglie stringono patti di ferro, si dividono i bottini, fanno bisboccia, impartiscono ordini ai giornali e alla televisione. E così facendo degradano la democrazia in autocrazia. I cittadini senza potere strillano? Lasciamoli strillare. Sono soltanto dei qualunquisti, dei drogati di antipolitica, dei poveri fessi che s'illudono di fare breccia dentro muraglie più solide di quella cinese. Dunque, non meritano nessuna risposta, ma soltanto il silenzio.".

Ma certo qui non ci troviamo di fronte a quei livelli, qui è una Casta di periferia, piccina piccina, con interessi piccini (o no?). Ma il silenzio di questi amministratori non riesce a nascondere il fallimento delle idee proposte anche da loro sul magnifico futuro che attenderebbe la Valle Galeria dopo la costruzione del gassificatore.


"Un saldo ambientale positivo per Malagrotta" è una deformazione linguistica; anche volendo accettare l'ipotesi che il gassificatore riduca l'inquinamento attuale, si tratterebbe di una diminuzione appunto, e non di un "saldo positivo", espressione che farebbe intendere aria pulita. Sempre inquinati quindi, ma solo un po' meno. C'è poi da chiedersi da dove arrivi questa certezza di minore inquinamento, visto che ci troviamo davanti ad un impianto sperimentale che non ha esempi funzionanti nel nostro continente (e in altri).


 "La raffineria verrà delocalizzata" e invece possiamo vedere che gli impianti vengono ammodernati, mentre si discute sempre della costruzione di una megacentrale elettrica da 800 MW all'interno della raffineria. Non sembra proprio che ci sia una possibilità di chiuderla, almeno "nella nostra generazione"; possiamo solo sperare nell'esaurimento del petrolio a livello planetario.


 "Chiuderà la discarica" e intanto però viene allargata per permettere lo scarico delle scorie del gassificatore. E per fortuna che in un soprassalto di ragionevolezza il subcommissario ai rifiuti, Stefano La Porta, ha modificato l'Ordinanza di Verzaschi escludendone le ceneri degli altri inceneritori del Lazio, ed ora sta riflettendo sulla FOS (Frazione Organica Stabilizzata) che non sembra poi così sicura e innocua come dicevano Cerroni e i sostenitori del suo progetto.


"Non ci sarà più la puzza" è dimostrato, dopo l'incontro con il Sindaco del 20 luglio scorso, che la puzza è causata da una gestione illegale e criminale della discarica. Dopo che Veltroni ha preso l'impegno di far controllare, come da legge, la ricopertura serale dei rifiuti, la puzza è quasi scomparsa salvo alcuni episodi isolati; e gli abitanti di Massimina hanno passato il miglior agosto degli ultimi 20 anni, non dovendo stare tappati in casa con le finestre chiuse nelle afose serate estive, soffocati da una puzza infernale. Non serve la costruzione di un inceneritore per eliminare la puzza, ma solo l'applicazione delle leggi. Ma ci sono voluti i tanto detestati e ora ignorati comitati per arrivare a questo risultato. E i Presidenti dei Municipi e gli altri amministratori così vicini al territorio cosa hanno fatto in tutti questi anni? Perché non hanno mai alzato la voce contro questa gestione della discarica? "Chi è responsabile per le decisioni ambientali di grande momento com'è indubbiamente questa relativa al gassificatore, Manlio Cerroni o gli amministratori della capitale ?" (Dr. Paul Connett - Professore Emerito di Chimica - St. Lawrence University - Canton, NY 13617)


Rifiuti lasciati scoperti per mesi, inquinamento per fuoriuscite di percolato, puzza insopportabile per anni senza controlli e interventi di alcun tipo da parte degli amministratori del territorio, in difesa della salute e del disagio dei cittadini; e domani gli stessi responsabili della discarica e gli stessi mancati controllori gestiranno un impianto sperimentale che nell'unica esperienza europea ha clamorosamente fallito ed è stato, anche per questo, rifiutato dai sicuramente più attenti amministratori del Canton Ticino.

Quali garanzie possono esserci con queste premesse? E' lecito chiederlo?

Si è lecito. Ed è lecito pretendere delle risposte.


 Maurizio Melandri